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"Peltechian, Guruzian e Eghinlian: Eroi tra Italia e Armenia" in un ricordo di Carlo Coppola


Nel Volume Secondo dell'opera Medaglie d'Oro al Valor Militare d'Italia, abbiamo scovato una bella e triste vicenda di eroismo, una delle tante che rendono i rapporti Italo-Armeni assai preziosi e duraturi per tutto il XX secolo.

Questa è la storia di tre ragazzi, il più grande aveva solo 32 anni, che pur non essendo Italiani di nascita lo furono più di tanti altri.

I tre ragazzi approdarono fortunosamente nel Dodecaneso, allora territorio italiano, portati da Lucia Zambul Peltechian, madre di Giovan Battista. Divennero cittadini italiani, furono arruolati e divennero paracadutisti. Furono inquadrati al Servizio Informazioni Militari per essere infiltrati in Medio Oriente. Ricercati dal nemico, traditi da un filo inglese, per evitare un bombardamento indiscriminato sulla popolazione, si consegnarono al comando anglo-francese di Aleppo indossando la divisa regolamentare del Regio Esercito. Non furono considerati prigionieri di guerra; torturati e seviziati, non rinnegarono mai il giuramento fatto nei confronti della nuova Patria Italia. Furono fucilati il 26 settembre 1942 e sepolti in fosse anonime nel cimitero di Aleppo.

Finita la guerra, mamma Lucia Peltechian acquistò un piccolo terreno a Velletri che coltivò per sopravvivere e secondo le informazioni in nostro possesso lo destinò alla floricoltura. Il suo pensiero era però ai suoi ragazzi e, volendo riportarli in Italia, iniziò delle difficili quanto infruttuose ricerche in Siria. Quando ormai aveva perduto la speranza, ebbe in sogno l'esatta indicazione di dove trovare il figlio da parte di un angelo. Recatasi sul posto, trovò i resti di Giovan Battista identificati con certezza dalle monetine turche per gemelli che lei stessa gli aveva donato. A fianco i resti di Riccardo e Clemente.

Furono traslati in Italia e, venduta la terra, mamma Lucia costruì la tomba per i suoi tre ragazzi che fu inaugurata solennemente nel 1962, e mantenuta fino ai giorni nostri dai familiari discendenti.

I tre eroi avevano i nomi italianizzati di: Giovanni Battista Peltechian, Riccardo Guruzian e Clemente Eghinlian e furono insigniti della Medaglia d'Oro alla Memoria.



GIOVANNI BATTISTA PELTECHIAN (Megurdich, Mkrtich) era nato a Burdur in Turchia nel 1914. Era sergente maggiore del Genio Artiglieri del Regio Esercito Italiano. 

Di famiglia armena rifugiatasi nell'Egeo per sfuggire alle persecuzioni turche, veniva chiamato alle armi il 26 aprile 1936. Destinato al 12º reggimento genio artiglieri, veniva collocato in congedo il 24 agosto 1937 con il grado di caporale maggiore, inidoneo al grado di sergente. Diplomatosi in ragioneria a Palermo, veniva assunto dal Ministero dell'Agricoltura e Foreste per la direzione dell'Egeo. Richiamato alla dichiarazione di guerra con il grado di sergente, fu aggregato nel maggio 1941 alla seconda compagnia mortai d'assalto del nono reggimento fanteria "Regina" in Rodi. Passato all'ufficio informazioni del comando superiore delle Forze Armate dell'Egeo e promosso sergente maggiore, si offriva volontario nel 1942 per un'importante missione informativa nel Medio Oriente. Conoscitore perfetto della lingua turca e araba, venne aviolanciato nella zona di Aleppo e, raggiunto il quartiere armeno della città, iniziava brillantemente la sua opera. Scoperto e catturato, venne fucilato insieme ad altri due compagni il 26 settembre 1942 ad Aleppo.

Motivazione della decorazione: Di origine armena, cittadino italiano d'elezione, sottufficiale animato da profondo amore per l'Italia, già distintosi in precedenti azioni, si offriva con vero entusiasmo per essere aviolanciato in territorio nemico a capo di una rischiosa missione informativa. Dopo un periodo di proficua attività, tradito e catturato, veniva sottoposto ad inumane torture e ad estenuanti interrogatori, mantenendo virilmente inalterata la sua fede per l'Italia, rendendo vano ogni tentativo di carpirgli notizie e respingendo sdegnosamente ogni offerta per aver salva la vita. Condannato a morte unitamente ai suoi compagni di missione, dinanzi al plotone di esecuzione il suo pensiero rimaneva fermamente rivolto all'Italia, alla famiglia e ai propri dipendenti. Al cappellano che lo assisté negli ultimi momenti e che inoltrò lettere dirette alla madre e ai superiori, confermava le sue magnifiche doti di soldato, dichiarando che lui e i suoi compagni morivano contenti per il dovere compiuto e raccomandando alla madre di non rimpiangerlo. Fulgido esempio di virtù militari e di completa dedizione alla Patria. - Medio Oriente, luglio-settembre 1942.



RICCARDO GURUZIAN (il suo nome armeno era Dikran, Digran) era nato ad Arpet in Armenia nel 1910. Sergente, Comando Superiore Forze Armate Egeo.

Di famiglia armena, rifugiatasi a Rodi per sfuggire alle persecuzioni turche e assunta la cittadinanza italiana, prestò servizio militare nel 9° reggimento fanteria della Brigata "Regina" dal 1931 al 1933, raggiungendo il grado di sergente. Richiamato alla dichiarazione della seconda guerra mondiale, fu assegnato all'Ufficio informazioni del comando superiore delle Forze Armate dell'Egeo. Perfetto conoscitore della lingua turca e araba, partecipò volontariamente ad una pericolosa missione di informatori in Siria insieme ai compatrioti Peltechian ed Eghinlian, anche essi medaglia d'oro alla memoria. Paracadutato nella zona di Aleppo e raggiunto il quartiere armeno della città, riuscì ad iniziare la sua segreta attività informativa. Scoperto e arrestato nel luglio 1942, dopo due mesi di torture venne fucilato insieme ai suoi compagni il 26 settembre ad Aleppo.

"Motivazione della decorazione: Di origine armena, cittadino italiano d'elezione, profondamente devoto all'Italia, si offriva con vero entusiasmo per essere aviolanciato in territorio nemico per rischiosa missione informativa. Dopo un periodo di proficua attività, tradito e catturato, veniva sottoposto ad inumane torture e ad estenuanti interrogatori che sopportava virilmente, confermando inalterata la sua fede per l'Italia, rendendo vano ogni tentativo di carpirgli notizie e respingendo sdegnosamente ogni offerta di passare al nemico per aver salva la vita. Condannato a morte, dinanzi al plotone di esecuzione il suo pensiero rimaneva rivolto all'Italia, alla famiglia ed ai suoi superiori, dichiarando di morire contento di aver compiuto interamente il suo dovere. Fulgido esempio di virtù militari. - Medio Oriente, luglio-settembre 1942."



CLEMENTE EGHINLIAN, era nato ad Ankara in Turchia il 18 maggio 1914. Autiere, 50° autoreparto dell'Egeo.

(Bollettino Ufficiale, Dispensa 24ª, del 13 giugno 1959)

Licenziato nel 1932 dalla Scuola di avviamento di Rodi come meccanico elettricista, esercitò il mestiere fino al 1935, allorché fu arruolato per il servizio di leva presso il 9° Reggimento Fanteria della Divisione "Regina". Dopo aver partecipato alla campagna etiopica, fu congedato nel settembre 1936. Richiamato con l'entrata in guerra dell'Italia, fu destinato al 50° autoreparto dell'Egeo come autista. Prestò successivamente servizio al 107° reparto distrettuale, al settore di Calato e al 9° reparto fanteria; quindi veniva scelto per la sua perfetta conoscenza delle lingue araba e turca per un'arditissima missione informativa in territorio nemico. Scoperto e catturato dalla polizia degaullista unitamente ad altri suoi due compagni di missione nel luglio 1942, il 26 settembre dello stesso anno veniva fucilato nella città di Aleppo. Suo fratello "baron Carlo" abitò al villaggio Nor Arax di Bari prima di emigrare da anziano negli Stati Uniti. Il "signor Carlo", che era un stato autista della fabbrica della Birra Perroni nei giorni di festa era solito indossare la medaglia concessagli in memoria del fratello eroe. Ecco svelata la principale ragione per cui tanti anni fa Rupen Timurian ed io come suo allievo, iniziamo a occuparci della vicenda dei tre eroi chiedendone riscontro alle autorità militari che riuscivamo ad interpellare sul territorio barese. Si tratta, dunque, di una promessa e di un modo per far conoscere la storia dei tre ragazzi che si innamorarono dell'Italia e compirono una impresa di cui ancora oggi non sono note, per ragioni di riservatezza o per semplice disinteresse i reali contorni.

"Motivazione della decorazione: Di origine armena, cittadino italiano d'elezione, profondamente devoto all'Italia, si offriva con vero entusiasmo per essere aviolanciato in territorio nemico per rischiosa missione informativa. Dopo un periodo di proficua attività, tradito e catturato, veniva sottoposto ad inumane torture e ad estenuanti interrogatori che sopportava virilmente, confermando inalterata la sua fede per l'Italia, rendendo vano ogni tentativo di carpirgli notizie e respingendo sdegnosamente ogni offerta di passare al nemico per aver salva la vita. Condannato a morte, dinanzi al plotone d'esecuzione il suo pensiero rimaneva rivolto all'Italia, alla famiglia ed ai suoi superiori. In una nobile lettera indirizzata al fratello alla vigilia della morte, confermava le sue magnifiche doti di soldato, dichiarando che egli ed i suoi compagni avevano la coscienza tranquilla dinanzi a Dio e che morivano contenti di aver compiuto interamente il loro dovere. Fulgido esempio di virtù militari. - Medio Oriente, luglio-settembre 1942."