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Si inaugura il 5 aprile 2019 "La Forma del Colore: da Tintoretto a Canaletto" a Yerevan


Sotto l'Alto Patrocinio del Primo Ministro della Repubblica d'Armena, l'Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica Italiana in Armenia S. E. Vincenzo Del Monaco e il direttore della Galleria Nazionale d'Armenia Arman Tsaturyan, inaugureranno domani 5 aprile 2019 alle ore 18,30 la mostra Le Forme del Colore: tra Rinascimento e Rococò. Tre secoli di grande arte italiana dalla Galleria nazionale d’arte antica di Trieste

L'esposizione comprende una serie di capolavori provenienti dalla collezione della Galleria d'Arte Antica di TriesteLa mostra è curata da Luca Caburlotto, Rossella Fabiani, Dominique Lora, e resterà aperta dal 5 aprile all' 11 giugno 2019. 

L'importanza dell’evento è sottolineata dal patrocinio concesso all'iniziativa dal premier armeno Nikol Pashinyan, che è presente all’inaugurazione insieme al Presidente dell’Assemblea Nazionale, Ararat Mirzoyan. Ospite dell'ambasciatore Vincenzo Del Monaco, perfetto padrone di casa, anche una  ad una nutrita delegazione parlamentare italiana guidata dall’On. Maurizio Lupi.

Il nucleo principale della collezione della Galleria Nazionale d'Arte Antica di Trieste - purtroppo  ancora poco nota al grande pubblico - è costituito dalla Collezione Mentasti, acquistata dallo Stato tra il 1955 e il 1957, comprende dipinti di scuola veneta, lombarda, ligure, emiliana, fiorentina, romana e napoletana. 
Ricordiamo, inoltre, che Comunità Armena di Trieste è stata, nei secoli passati, una delle più significative per produzione culturale e intensità degli scambi commerciali in Italia. Essa, insieme a quelle di Venezia, Livorno e Genova, nel Nord Italia e di Napoli, Bari, Brancaleone Calabro, al Sud Italia, ha maggiormente unito i popoli della Penisola Italica al popolo armeno. In particolare a Trieste un'intera zona della città apparteneva ai padri della Congregazione Mechitarista. Si tratta di un'ampia area nei dintorni di via Giustinelli, strada in cui sorgeva il collegio della medesima congregazione, fondato nel 1859 con il contributo dell'armeno Gregorio Ananian. A comporre le pertinenze del Colleggio vi erano anche da otto appartamenti che fino a poco tempo fa erano quasi tutti abitati. La struttura è dotata di una Chiesa dedicata alla Madonna della Grazie. Nella  cappella è conservato, purtroppo fino a pochi anni fa in stato di degrado, anche l’organo del famoso maestro Julius Jugy.
Sulla mostra La forma del colore, da Tintoretto a Canaletto lasciamo, tuttavia, parlare i curatori che nella pagina di presentazione del catalogo così scrivono:

Città di traffici e di commerci, snodo tra il Mediterraneo e il centro-nord europeo, Trieste è nell’epoca dell’Impero d’Austria luogo di attrazione per imprenditori, mercanti, costruttori, armatori, artigiani, uomini della finanza provenienti da Europa e Vicino Oriente: un mondo brulicante di attività intorno al “porto franco” - istituito il 19 marzo 1719, trecento anni fa esatti - in cui anche la colonia armena acquista presto un ruolo rilevante. Dopo l’arrivo dei primi padri mechitaristi, nella prima metà del Settecento, la Nazione armena si sviluppa grazie all’emanazione il 30 maggio 1775 del diploma imperiale di Maria Teresa d’Asburgo, che concede il riconoscimento ufficiale all’ordine dei padri mechitaristi, favorendo l’insediamento della comunità armena; con il diploma i monaci vengono riconosciuti quali sudditi austriaci e ricevono in concessione la chiesa dei Santi Martiri. La comunità cresce rapidamente grazie alla provenienza di sempre nuovi membri da varie parti dell’Europa e dell’Impero Ottomano, tra cui Venezia, Il Cairo, Smirne, Costantinopoli, Siria, Anatolia, Persia e Transilvania, e facoltosi mercanti armeni sviluppano con successo le proprie imprese.

L’incrociarsi di etnie, di culture, di religioni e il dinamico sviluppo economico favoriscono lo sviluppo della cultura e la nascita delle raccolte di intenditori e amatori d’arteespressione del nuovo capitalismo ottocentesco: sono coloro che, tra l’altro, daranno vita, con le loro donazioni, ai civici musei cittadini.

La vocazione a raccogliere dipinti - nel crescente desiderio del cosmopolitismo imprenditoriale di avvicinarsi ai maggiori movimenti artistici del momento - caratterizza dal Settecento in poi la ricca borghesia mercantile triestina. Tuttavia, poiché l’interesse dei collezionisti era rivolto alle maggiori correnti artistiche europee allora in voga, non vengono raccolte a Trieste opere d’arte antica: questa lacuna viene colmata dallo Stato italiano che acquista tra il 1955 e il 1957 la collezione del milanese Pietro Mentasti (1897 - 1958), protagonista dell’ambiente culturale veneziano negli anni Trenta del Novecento e raffinato cultore di pittura, costituita da un insieme di opere di grande interesse e qualità che coprono un arco cronologico che va dal Rinascimento al Rococò. Viene così inaugurata nel 1957 la Galleria nazionale d’arte antica di Trieste.

La mostra “La forma del colore. Tre secoli di grande arte italiana” espone le opere della Galleria con una nuova interpretazione, rileggendo una parte della storia dell’arte italiana attraverso alcuni dei suoi principali filoni tra il XVI e il XVIII secolo.

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